Guerra Ucraina 100 giorni

Guerra Ucraina 100 giorni

COSA ACCADE DOPO PIU' DI 3 MESI DI GUERRA

03/06/2022

Siamo al 100° giorno di guerra dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa.
Il conflitto continua senza tregua ed in questo momento, senza che si possa sperare nella pace o almeno in un cessate il fuoco.
Dopo la “sbornia” iniziale del tipo “siamo tutti Ucraini”, ora ci sembra che nell’opinione pubblica, ma anche nella politica, si siano delineate tre posizioni: a favore dell’Ucraina, a favore di Putin, “sono problemi loro”.

Gli schieramenti

La prima posizione, maggioritaria in politica, meno nell’opinione popolare, si può dividere in: sostegno incondizionato anche con fornitura di armi; sostegno diplomatico senza fornitura di armi.
La seconda rappresenta quello strato di politici, filosofi, opinionisti, che sostengono le ragioni di Putin in quanto minacciato dall’occidente e dalla NATO, che dicono che in Donbas, nella guerra separatista (2014), sono state impiegate forze ucraine naziste, che non considerano l’invasione di uno stato sovrano un’invasione.
La terza, più appartenente al popolo che alla politica ufficiale, è di chi guarda di più alla convenienza immediata, ai problemi creati dalle sanzioni, al disinteresse di ciò che accade fuori dai nostri confini.
Abbiamo notato che (stranezze dei tempi nostri?) la destra vorrebbe la Federazione Russa quale rifondatrice del comunismo, con tanto di bandiere rosse e falce e martello, nello stesso tempo fanno il tifo per Putin. La sinistra (centro-sinistra) sostiene l’aiuto all’Ucraina e l’invio di armi, auspicando l’entrata oltre che nella UE anche nella NATO.

Come volge il conflitto?

La guerra intanto va avanti e noi pensiamo che militarmente volga a favore della Federazione Russa.
Il presidente Volodymyr Zelenskij ha detto che il 20% del territorio ucraino è in mano ai russi.
Sì, la guerra lampo, la distruzione dell’Ucraina in pochi giorni, non sono riuscite (lo abbiamo già detto), la resistenza ucraina è forte e i problemi per l’invasore sono molti. I combattimenti si sono concentrati nel Donbas e nel sud dove truppe della Federazione Russa prendono città dopo città, paese dopo paese. La strenua resistenza all’acciaieria Azovstal di Mariupol, completamente distrutta, è cessata e civili e militari ucraini sopravvissuti si sono consegnati ai russi.
In questi giorni si sta combattendo attorno e nella città di Severodonetsk nel Donbas (ormai conquistata dai ceceni), dove si sta creando una “sacca” che i russi stanno chiudendo, accerchiando almeno 4 divisioni ucraine. Pensiamo che la Federazione Russa abbia rinunciato alla velocità di conquista, anche se il tempo che si allunga diventa molto costoso per loro, ma possono rimpiazzare le loro perdite (ingenti) con facilità, così come possono costantemente rifornire i combattenti. Mezzi e uomini a disposizione della Federazione sono enormemente superiori a quelli ucraini in termini di quantità.
I rifornimenti di armi all’Ucraina da parte degli americani e dall’Europa, ad oggi servono a tenere a bada i russi, servono ad impedire successi lampo, ma non a vincere. Le perdite umane ucraine non sono praticamente rimpiazzabili.
I porti del Mar Nero e del Mare di Azov sono bloccati, praticamente controllati dalla Federazione che impedisce l’esportazione del grano là depositato in enorme quantità, pare che i russi addirittura lo rubino.

Sanzioni e crisi

Oltre tutto, questo blocco del grano sta provocando una enorme carestia nei paesi africani. Un’altra situazione che diventa arma nelle mani di Putin. Certo! Perché ci sarà un aggravamento delle condizioni di molti paesi già sofferenti con conseguente aumento delle migrazioni e conseguenti problemi, tensioni ed impatto economico negativo in occidente.
D’altra parte sembrerebbe che le sanzioni  imposte alla Federazione Russa, non creino più di tanti problemi all’economia della Federazione, il Rublo (che è la valuta della Federazione Russa) che subito sembrava aver perso valore, si è ripreso ed è stabile come prima del conflitto. Petrolio e gas continuano ad essere esportati e questo genera un enorme flusso di denaro verso le casse di Putin.  Le “nostre” sanzioni invece si ritorcono su di noi. Sembra che siano maggiori i danni che subiamo rispetto a quelli provocati alla Federazione Russa. Pensiamo solo alla crisi energetica (petrolio e gas), sta creando un enorme indebolimento dell’occidente e una serie di crisi economiche e sociali. Per altro, il problema energetico non è dovuto alla guerra ma alla speculazione nel mercato delle energie e la Federazione Russa non ne risente, anzi ne trova beneficio essendo produttore ed esportatore.

e la Cina?

La Cina che avrebbe potuto essere il vero interlocutore tra occidente e Federazione Russa se solo si fosse schierata per la pace, invece è più propensa ad assecondare Putin. Partecipa ad esercitazioni militari russo-cinesi ed aumenta lo scambio commerciale tra le due potenze. Se la Cina si schierasse apertamente con la Federazione Russa, riteniamo che sarebbe la fine non solo dell’Ucraina come stato indipendente, ma anche dell’economia occidentale e degli equilibri mondiali. Tre quarti del mondo sarebbe sotto influenza russo-cinese. E’ piuttosto evidente che la Cina vuole essere sempre più dominante nel teatro mondiale, scavalcando la Federazione Russa che potrebbe trovarsi a “traino” della Cina.
Con questa prospettiva noi dobbiamo essere diplomaticamente molto attenti, non rischiando di trovarci a “muso duro” con la Cina, come invece rischia di fare l’America. Gli U.S.A. affrontano la situazione mondiale attuale con obiettivi e metodi, non sempre uguali a quelli europei. Gli U.S.A. da questo conflitto vogliono ottenere il risultato di indebolire la Federazione Russa ed aumentare la loro influenza mondiale.
Dobbiamo pensare che ad oggi a sostegno dell’Ucraina e quindi contro l’aggressione russa e l’annessione di territori ucraini alla Federazione Russa, ci sono L’Unione Europea, gli U.S.A., Il Regno Unito, alcuni paesi dell’est europeo non ancora nella U.E., l’Australia e il Canada e la Turchia (che fa parte della NATO).

e in Italia?

Qui, a casa nostra, oltre alla definizione degli schieramenti: pro, contro, “fatti i … tuoi”, c’è la politica che, a nostro parere, va nel verso giusto. Almeno quella governativa, anche se ancora con scarsi risultati reali, augurandoci che le vere iniziative positive verso la pace siano quelle che avvengono tra le diplomazie e non sotto i riflettori.
Riflettori che invece sono ben accesi nei vari programmi TV di informazione, che sembrano più il palcoscenico di visibilità e “famosità” per conduttrici e conduttori e ottimo mezzo per far cassa con la pubblicità che ha la precedenza su qualsiasi dramma, anche sacrificando, se i tempi di programmazione coincidono, i collegamenti e i servizi dei bravissimi giornalisti sul campo.
La nostra politica, assieme al resto d’Europa, deve proseguire in silenzio nella strada diplomatica alla ricerca di uno spiraglio verso la pace. Non si può purtroppo, non appoggiare militarmente l’Ucraina.
Sembra antitetico
, assurdo, cinico, parlare e volere la pace e fornire materiale militare ai combattenti. Se però questo non avvenisse, se America ed Europa (e NATO) cessassero le forniture militari all’Ucraina, in una settimana l’Ucraina sarebbe completamente invasa dalle forze armate della Federazione Russa e nessun tentativo di trattative diplomatiche per arrivare al cessate il fuoco avrebbe più senso. Putin detterebbe qualsiasi condizione a suo piacimento.

L'obiettivo di Puttin

Rimane sempre che l’obiettivo “putiniano” è sì la sottomissione dell’Ucraina alla Federazione Russa, ma c’è l’espansione verso occidente, “riconquistando” l’egemonia sugli ex paesi del Patto di Varsavia. Il metodo è quello di cercare di trascinare l’occidente e la NATO allo scontro diretto, questo lo fa con continue provocazioni e alzando sempre di più l’asticella delle sue pretese. Uno scontro (militare, armato) tra NATO e Federazione Russa in Ucraina o in altri paesi ex-sovietici, diventerebbe una tragedia epocale che trascinerebbe l’occidente in una immensa crisi umana ed economica, che ne causerebbe l’arretramento in termini di benessere, qualità della vita, progresso, libertà. Oltre alla perdita di vite.
L’America è il vero altro antagonista di Putin in quanto persegue l’espansione della NATO in particolare nei paesi dell’ex Patto di Varsavia.

Cosa fare per vincere

Uno degli strumenti indiretti per poter controbattere realmente Putin è l’autonomia energetica e questo nostro paese deve darsi una mossa. Bisogna rendere più agevole, anche ai privati, con maggiori aiuti economici e semplificazioni burocratiche l’installazione del fotovoltaico, eolico, celle ad idrogeno. Non con il sistema contorto e trabocchetto come è stato fatto per il superbonus 110%, ma con dei reali e agevolati incentivi.
Serve dirottare il trasporto pesante dalle strade ed autostrade alle ferrovie, incrementare il trasporto a corto raggio incentivando sistemi come droni intelligenti (elettrici), furgoni e piccoli camion a propulsione elettrica o a celle ad idrogeno. Produrre energia elettrica rinnovabile e autonoma con centrali fotovoltaiche, eolico in mare, idroelettrico con sistemi marini oltre che da cascate montane, sistemi verdi di produzione di calore ed elettricità basati sull’idrogeno. Predisporre, in modo da non trovarci impreparati, bacini di raccolta dell’acqua ed impianti di desalinizzazione.
Con queste accortezze si potrà staccare la spina a Putin e non essere ricattabili. Bisogna anche essere autonomi, come intera Europa, nei sistemi di sicurezza informatica e cibernetica e in quelli delle comunicazioni sia terrestri che satellitari. Non si può dipendere sempre da altri paesi o da imprenditori privati stranieri.
Oggi per tentare di allentare la dipendenza dalle forniture russe, stiamo facendo accordi con governi ben poco democratici e sul cui futuro, anche in termini di accordi, non si possono avere certezze.

 

Cosa stiamo rischiando

Il conflitto tra Federazione Russa e Ucraina ci sta facendo regredire di almeno un ventennio. Quello che doveva essere un inizio di un nuovo slancio verso il progresso, l’equità sociale, la salvaguardia dell’ambiente, l’evoluzione positiva della società, anche sfruttando le risorse del PNRR, rischia il blocco e la regressione, vanificando anche il valore del piano di ripresa. Dobbiamo ragionare in termini di conflitto, di rinunce, di riduzione dei consumi energetici, di sacrifici economici, anziché veder migliorare il nostro benessere individuale e sociale.
Questo non può essere, questo deve finire.

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